Tumore alla prostata: nell’organizzazione del DNA una chiave per distinguere i casi a basso e alto rischio

Un team interdisciplinare italiano, composto da ricercatori del CNR, dell’Istituto Nazionale di Genetica Molecolare (INGM), dell’Istituto di Oncologia Molecolare IFOM e dell’Ospedale Policlinico di Milano, ha pubblicato su Nature Communications uno studio che propone un nuovo metodo per distinguere i tumori prostatici a basso rischio da quelli aggressivi.

Utilizzando la tecnologia 4f-SAMMY-seq, i ricercatori hanno analizzato l’organizzazione tridimensionale della cromatina in biopsie tumorali, identificando due sottotipi: uno con riorganizzazione minima e uno con alterazioni estese, sorprendentemente associato a prognosi migliore. Lo studio ha portato all’identificazione di una firma molecolare di 18 geni, validata su oltre 900 pazienti, utile per la stratificazione del rischio e per guidare terapie personalizzate.

Francesco Ferrari, ricercatore dell’IGM-CNR e Direttore del laboratorio di Genomica Computazionale di IFOM, ha co-coordinato lo studio insieme a Chiara Lanzuolo (ITB-CNR; INGM).

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